Meloni, l’intervista al Corriere: “Sul Pnrr sono ottimista”

In una lunga intervista al Corriere della Sera, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni è tornato a parlare di alcune tematiche calde nel panorama italiano ed europeo. Dal Pnrr, al Mes, ai migranti, sono tanti gli argomenti trattati da Meloni, che si è mostrata vicina anche alla Francia, negli ultimi giorni piegata nuovamente da alcune proteste sociali che stanno interessando la capitale, e non solo. Per quanto riguarda la questione Pnrr, per Meloni è necessario fermare gli allarmismi “su una questione strategica per la nazione intera e che, nella migliore tradizione dei Tafazzi d’Italia, viene strumentalizzata per attaccare il governo”.

Un’intervista ghiotta per Meloni, che ne approfitta per togliersi qualche spina dal fianco. “Noi siamo impegnati per rispondere alle ultime richieste di chiarimenti da parte della Commissione, e ricordo che lavoriamo su un piano scritto da altri. Senza polemica, non posso fare a meno di notare che se il lavoro certosino che stiamo facendo adesso, senza alcuna tensione con la Commissione, fosse stato fatto a monte quando i progetti sono stati presentati, avremmo potuto risparmiare molto tempo”, ha continuato Meloni. Il presidente del Consiglio si è poi detto vicino all’obiettivo: “E stiamo lavorando senza sosta alla rimodulazione del Piano e alla presentazione del Repower Eu, per spendere tutte le risorse privilegiando progetti strategici”.

Meloni e il Mes

Meloni ha poi continuato parlando di Mes, salario minimo ed occupazione. “Ritengo contrario all’interesse nazionale accelerare la ratifica del trattato di riforma del Mes mentre il governo è impegnato nel negoziato decisivo per la modifica del Patto di stabilità e il completamento dell’Unione bancaria. Se abbiamo presentato una questione sospensiva alla richiesta delle opposizioni di ratifica immediata, è perché questi strumenti vanno visti insieme. Chi oggi chiede la ratifica non sta facendo l’interesse italiano”.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Immagine | Newsby – 15giorni.it

Come già ribadito in precedenza, per Meloni il salario minimo non è un’opzione che il governo intende prendere in considerazione. “Non sono convinta che al salario minimo si possa arrivare per legge e l’approccio del governo va nella direzione di favorire una contrattazione collettiva sempre più virtuosa, investire sul welfare aziendale, agire su agevolazioni fiscali e contributive, stimolare i rinnovi contrattuali. Il tavolo con le parti sociali è sempre aperto e noi ci confrontiamo con tutti, senza preclusioni”, ha dichiarato a proposito.

Diversamente, Meloni si è mostrata positiva sulla questione dell’occupazione in Italia, che avrebbe raggiunto numeri record “anche grazie alle misure che abbiamo adottato. Naturalmente la condizione dei lavoratori, soprattutto giovani che percepiscono retribuzioni non decorose, non solo ci preoccupa, ma ci ha già spinto a intervenire sul cuneo fiscale e a incentivare le imprese che assumono under 36 e neet“.

Meloni e i migranti

Infine, la questione più spinosa: i migranti. Per Meloni si sta verificando un “totale cambio di passo”, volto a “combattere il traffico di esseri umani e contrastare l’immigrazione illegale prima che arrivi in Europa. L’accordo di tutto il Consiglio Ue sulla cosiddetta dimensione esterna, che offre un approccio completamente nuovo rispetto al passato in tema di contrasto ai flussi migratori, è un indiscutibile successo italiano. Siamo riusciti a far comprendere a tutti i nostri partner che non aveva senso continuare a litigare tra Paesi di primo approdo, e Paesi di destinazione, su chi dovesse avere la responsabilità di gestire il fenomeno, e che l’unico modo era lavorare insieme sui confini esterni”, ha ricordato Meloni. Nonostante Orban e Morawiecki siano rimasti sulle loro idee, ha ricordato il presidente del Consiglio, “soprattutto la Polonia, ma anche l’Ungheria, hanno accolto milioni di profughi ucraini ricevendo dalla Ue contributi inferiori al necessario. Di contro, secondo l’accordo dell’8 giugno, sarebbero tenute a versare 20mila euro per ogni migrante anche irregolare non ricollocato. Il tutto, aggravato dal blocco degli stanziamenti per i loro Pnrr nazionali. La loro rigidità è comprensibile, e io ho sempre grande rispetto per chi difende i propri interessi nazionali. Si può superare ricostruendo un rapporto di fiducia e in questo senso cerco di dare il mio contributo”.

Meloni ha ricordato che, nonostante tutto, il Patto migrazione e asilo procede. Tuttavia, “vendere questo accordo come una soluzione efficace è sbagliato. Può aiutare l’Italia in misura relativa, anche perché il principio cardine di Dublino dello Stato di primo approdo non è stato superato, e l’onere su nazioni come l’Italia è ancora troppo elevato. Il Patto si occupa di gestire gli arrivi quando avvengono, la mia priorità invece e fermare i flussi illegali prima che partano e stroncare il traffico di esseri umani”. Parlando invece dei rapporti di forze all’interno dell’Ue, per Meloni è necessario separare i temi del Consiglio Ue, dai rapporti all’interno delle singole famiglie politiche: “Penso sia un errore sovrapporre i temi del Consiglio Ue con i rapporti all’interno delle singole famiglie politiche, che difficilmente ne escono compromessi. Nel Consiglio ciascuno rappresenta gli interessi della propria nazione, capita che non corrispondano e ognuno fa bene a difendere i suoi. La posizione di Polonia e Ungheria sul Patto migrazione non cambia nulla nei nostri rapporti, e come ha detto il primo ministro polacco Morawiecki ‘siamo d’accordo di non essere d’accordo su questa questione marginale. Tradotto significa ‘è normale che ciascuno faccia il proprio interesse‘”.

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