Perché i politici di destra elogiano le opere di J.R.R. Tolkien?

A 50 anni dalla morte dello scrittore inglese, la sua eredità narrativa è ancora fonte di ispirazione, soprattutto per la Destra italiana

Il 2 settembre 1973 moriva John Ronald Reuel Tolkien, autore della famosa saga letteraria de Il Signore degli Anelli, consacrata anche al cinema da Peter Jackson. Sono trascorsi cinquanta anni dalla morte dello scrittore inglese che più di tutti forse ha dato al genere fantasy l’impronta che conosciamo – e ammiriamo – oggi, ma la forza della sua eredità narrativa e la straordinarietà della sua ideologia riescono ancora a ispirare il mondo contemporaneo. Ne sa qualcosa la politica, in particolare la Destra italiana.

Creatore di mondi inventati nei quali, però, si realizzano valori eterni. Oggi è giustamente considerato una delle personalità più cospicue della narrativa mondiale, ben al di là del genere fantasy in cui più volte si è cercato di recintare la sua opera”: con queste parole Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura del governo guidato dal Premier Giorgia Meloni, ha commemorato l’autore de Il Signore degli Anelli nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa. Nello specifico, nel ricordo di Sangiuliano, Tolkien viene celebrato in qualità di “cattolico convinto che esaltò il valore della tradizione, della comunità e della storia cui si appartiene, un vero conservatore”. Insomma, una vera dichiarazione di ammirazione, condivisa da molti politici di Destra, in primis dalla Meloni, da sempre grande fan della saga di Tolkien. Ma non mancano le accuse di appropriazione culturale indebita.

Tolkien e la leader della Destra italiana

JRR Tolkien con Il Signore degli Anelli e la saga che ruota intorno ad esso – non meno degni di nota sono infatti Lo Hobbit e Il Silmarillion –  ha creato un mondo e generato simboli capaci di nutrire non solo la fantasia, ma anche l’ideologia dei suoi lettori. E tra loro, si annoverano anche i politici. In primis, gli esponenti di Destra, che degli scritti di Tolkien sembra abbiano fatto un proprio vademecum di immagini allegoriche. Basti pensare alle numerose citazioni degli esponenti di Fratelli d’Italia su “come non farsi corrompere dall’anello del potere”. Ma, un posto d’onore tra le fila dei fan de Il Signore degli Anelli spetta a pieno titolo al Premier Giorgia Meloni.

Lo si evince dai passi della sua autobiografia, Io sono Giorgia. Infatti, nel ripercorrere i suoi anni da militanza nel Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, il Premier rivela di essersi travestita da Samvise Gamgee, lo hobbit fedele compagno di Frodo nel viaggio verso Mordor. Un aneddoto ripreso anche dal New York Times, che offriva un satirico ritratto della leader della Destra italiana proprio partendo dal suo amore per Tolkien.

JRR Tolkien e la politica
Il famoso anello del potere della saga “Il signore degli anelli” di J. R. R. Tolkien | @pixaby

Ma la passione per il fantasy di Meloni non sì è esaurita nei tempi della militanza, quando si faceva chiamare orgogliosa “draghetta Khy-ri”.  Infatti, Tolkien e Il Signore degli Anelli hanno accompagnato il Premier – e la Destra – per tutta la sua carriera politica. Da quando, nel 2008, quando era Ministro per la Gioventù, non si vergognava di mostrare che nel suo studio c’era una statuetta di Gandalf il Grigio, fino alla sua ultima – vittoriosa – corsa a Palazzo Chigi. Basti pensare al tanto criticato comizio di Fratelli d’Italia svoltosi a Roma, in Piazza del Popolo, nel settembre 2022, l’ultimo prima della chiusura della campagna elettorale. A introdurla, Meloni aveva chiamato l’amico doppiatore Pino Insegno, il quale voce del personaggio di Aragorn nella versione cinematografica de Il Signore degli Anelli. E proprio dai libri di Tolkien, Insegno aveva ripreso la citazione “Verrà il giorno della sconfitta, ma non è questo”.

Il Signore degli Anelli e la Destra: appropriazione culturale indebita?

Bisogna premettere che la cosiddetta appropriazione culturale del mondo creato da JRR Tolkien da parte della Destra è un fenomeno quasi del tutto italiano. Il Signore degli Anelli, edito in Italia nel 1970 da Rusconi, vicino a quest’ultima corrente politica, si diffonde in un momento di grande scompiglio interno della Destra radicale. Infatti, i moti studenteschi del ’68 aveva creato una frattura generazionale del neofascismo, con il Movimento Sociale Italiano che si schierò contro le proteste, al contrario delle organizzazioni giovanili. Dunque, i giovani di Destra trovarono nelle terre e nel mondo descritti da Tolkien il mondo alternativo perfetto, dove non esisteva capitalismo, e ne fecero il loro feticcio. Non a caso, i neofascisti organizzarono nel 1977 un grande raduno che viene ricordato come il primo Campo Hobbit, a Montesarchio, in provincia di Benevento, cui parteciparono molti dei futuri volti di rilievo di Alleanza Nazionale, come Gianfranco Fini e Gennaro Malgieri.

Così, a poco a poco, Tolkien è diventato il padre conservatore non solo della letteratura fantasy, ma soprattutto dell’ideologia e dei simboli della politica di Destra. Ma forse, qualcuno ha equivocato le posizioni dello scrittore britannico. Forse, gli esponenti di destra hanno male interpretato il contesto politico e culturale di Tolkien, creandone una narrazione ideologica plasmata ad hoc.

Le allegorie dei mondi di Tolkien

“Penso che la sua opera apra il cuore alla visione di qualcosa che va oltre la prosaicità del quotidiano. Simboli universali e senza tempo, valori che ci sussurrano dentro. Tolkien riassume tutto con una celebre frase nel Signore degli Anelli: ‘Le radici profonde non gelano’. Ha prodotto qualcosa di antichissimo e di nuovo allo stesso tempo, cioè una mitologia universale. I suoi libri, tradotti in decine di lingue, trasmettono generazione dopo generazione il valore della solidarietà umana, della difesa della comunità e dell’identità, oltre che della natura”.

Continua, sentito, l’omaggio del Ministro Sangiuliano a Tolkien e alla sua eredità letteraria, da cui la Destra italiana ha attinto simboli e allegorie. Ma quanto de Il Signore degli Anelli può davvero accostarsi alla linea politica portata avanti dal partito del Premier Meloni e dei suoi alleati? Si tratta davvero di un libro della Destra moderna?

Per Tolkien, più che l’aggettivo “conservatore”, in senso politico moderno, sarebbe meglio usare “tradizionalista“. Figlio della nobiltà inglese, lo scrittore era contrario a qualsiasi sconvolgimento politico, ma sicuramente aberrava qualsiasi forma di totalitarismo o di razzismo. Si prenda a esempio la Contea. La società degli hobbit, intrinseca di fratellanza e l’empatia, rappresenta il centro del mondo narrativo di  Tolkien, così come la Terra di Mezzo viene rappresentata come un luogo in cui sono destinati a convivere pacificamente lingue e razze diverse.

La destra italiana e le opere di JRR Tolkien
Il mondo di J. R. R. Tolkien de “Il Signore degli Anelli” | @pixaby

Insomma, conservatore che fosse, Tolkien indubbiamente non è mai stato un filo-fascista. Da menzionare, in tal senso, un episodio risalente al 1938, quando un editore tedesco che voleva tradurre Lo Hobbit, gli chiese rassicurazioni in merito sue origini ariane. Di fronte a una simile domanda, lo scrittore offrì una risposta ormai celebre celebre: “Temo di non comprendere quello che voi intendete con la parola “ariano”. Ma se ho capito bene, e voi mi state chiedendo se ho origini ebraiche, posso solo rispondere che mi dispiace di non avere antenati di quel popolo dotato”.

Quindi, politicizzazioni indebite a parte, quello che rimane è il genio narrativo e creativo di JRR Tolkien, uno scrittore che ha venduto oltre 700 milioni di copie, tradotte in decine di lingue. Un autore capace di plasmare l’immaginario di generazioni diverse, di dare forma al genere fantasy. Non a caso, il prossimo 14 novembre, a Roma, presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna, verrà inaugurata la mostra “Tolkien Uomo/Professore/Autore”, lasciando da parte qualsiasi forzatura politica.

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