La dieta vegana è la migliore per l’ambiente?

Secondo una ricerca dell’università di Oxford, chi segue una dieta 100% vegetale ha un impatto ambientale del 30% inferiore rispetto a chi consuma quantità elevate di carne

 

Chi segue una dieta vegana ha un impatto ambientale del 30% inferiore rispetto a chi consuma un’elevata quantità di carne. Lo sostiene un nuovo studio messo a punto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford e pubblicato sulla rivista Nature Food.

Una dieta a base totalmente vegetale, spiegano gli autori, consuma circa la metà dell’acqua e produce un quarto delle emissioni di gas serra rispetto al consumo elevato di carne. Non solo. Impiega un quarto del terreno necessario, consuma un terzo delle acque e ha un impatto sulla biodiversità inferiore del 34%.

La buona notizia per chi non è pronto ad abbracciare una dieta 100% vegetale è che la riduzione del consumo di carne da sola può fare una grande differenza in termini di impatto ambientale. Fino a un terzo in meno rispetto alle diete ricche di carne, secondo lo studio.

La ricerca su 55mila persone

La ricerca ha coinvolto un campione di 55mila persone composto da vegani, vegetariani e onnivori in misura variabile (da poco a molto), di cui sono sono state registrate le abitudini alimentari nel corso di un anno. Per ciascuna dieta i ricercatori hanno elaborato i dati relativi all’impatto ambientale (consumo di acqua e suolo, emissioni di gas serra, inquinamento dell’acqua, perdita di biodiversità).

Il confronto con le altre diete

Alla stessa conclusione era giunto un altro studio, realizzato dall’università Tulane del Louisiana e pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition, che per la prima volta ha messo a confronto le principali diete del mondo per scoprire quale ha il minor impatto ambientale tra la chetogenica, la paleodieta, l’onnivora, la pescetariana, la vegetarina e la vegana.

Con 0,7 chilogrammi di CO2 emesse ogni mille calorie consumate, la dieta 100% vegetale risulta la meno inquinante, seguita dalla vegetariana (poco più di 1 kg di emissioni) e dalla pescetariana, la migliore dal punto di vista nutrizionale (1,6 kg di CO2). La maglia nera è andata invece alla dieta chetogenica, basata su un elevato consumo di grassi animali (quasi 3 kg di CO2 per migliaio di calorie).

Un maiale in un allevamento intensivo
Foto Pexels / Polina Kovaleva – 15giorni.it

Secondo i ricercatori, se un terzo degli onnivori decidesse di adottare una dieta vegetariana da 2000 calorie per un solo giorno,  sarebbe come eliminare dalle strade 547 milioni di chilometri di auto. A tutto vantaggio della salute e dell’ambiente.

“Possiamo migliorare la nostra salute e la nostra impronta senza per forza dover abbandonare del tutto il consumo di carne”, spiega Donald Rose, uno degli autori dello studio.

L’impatto del sistema alimentare sull’ambiente

Secondo le stime delle Nazioni unite, il sistema alimentare è responsabile per oltre il 30% delle emissioni mondiali di gas serra, di due terzi del consumo di acqua e di quasi l’80% dell’inquinamento atmosferico.

In un quadro simile un ruolo significativo è giocato dagli allevamenti intensivi. Secondo il report di wwf, da soli sono responsabili del 14,5% delle emissioni totali, utilizzano circa il 20% delle terre emerse come pascolo e il 40% dei terreni coltivati per la produzione di mangimi. Senza contare che gli animali commerciati o allevati in modo non sostenibile possono essere pericolose fonti di malattie zoonotiche.

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