Sindaci d’Italia nel 2023, quasi il 70% senza laurea: chi sono i primi cittadini?

I Sindaci d’Italia messi sotto esame per creare l’identikit: i laureati sono al 48%, la fascia di età più rappresentata è 51-70 anni e la presenza femminile solo al 15%.

I risultati delle amministrative 2023 non hanno apportato significativi cambiamenti in termini di equilibrio di genere, età media e livello di istruzione dei sindaci italiani. I dati, aggiornati dopo le ultime elezioni che hanno coinvolto i cittadini di 793 comuni, indicano che la percentuale di sindache in carica si è assestata al 15% del totale. Inoltre, le variazioni nell’età media sono state quasi impercettibili. La fascia d’età più rappresentata tra i sindaci attuali è ancora quella compresa tra i 51 e i 70 anni, che costituisce il 54% del totale. Seguono coloro che hanno tra i 31 e i 50 anni, che ora rappresentano il 36% rispetto al 37% precedente, e quelli con più di 79 anni, che rappresentano il 9%. La presenza dei sindaci sotto i 30 anni è molto limitata, rappresentando circa l’1% del totale.

Le competenze del sindaco italiano: cosa ci dicono i numeri

Anche in riferimento ai titoli di studio dei sindaci che hanno conquistato la fascia tricolore, non si sono registrati cambiamenti significativi. Attualmente, su 100 sindaci, 48 hanno una laurea (rispetto ai 47 prima delle elezioni del 2023). Il 45% di questi sindaci ha conseguito una laurea magistrale o specialistica, l’1,9% ha una laurea di primo livello o triennale. Solo lo 0,2% ha dichiarato di possedere altri titoli post-laurea, mentre lo 0,8% ha una specializzazione post-laurea o un dottorato di ricerca.

Laureati in fila mostrano la loro laurea
Foto | studioroman @Canva – 15giorni.it

Sorprendentemente, oltre la metà dei primi cittadini italiani non ha oltrepassato il livello di istruzione liceale. Per essere precisi, poco meno del 43% dei sindaci attualmente in carica ha conseguito un diploma o titoli equivalenti. Similmente a prima delle elezioni del 2023, lo 0,2% dei sindaci dichiara come titolo di studio più alto la licenza elementare. Gli altri sindaci hanno interrotto gli studi dopo il completamento delle scuole medie.

Questi dati evidenziano la necessità di una maggiore valorizzazione dell’istruzione superiore all’interno del panorama politico italiano. Nonostante il fatto che alcune carriere politiche possano non richiedere necessariamente una laurea, un solido background accademico può contribuire ad una migliore comprensione delle dinamiche sociali, economiche e legali che influenzano le decisioni dei sindaci. Inoltre, un’educazione avanzata può fornire competenze trasversali utili nella gestione delle complesse sfide che i primi cittadini devono affrontare quotidianamente. Sarebbe auspicabile, pertanto, che future generazioni di sindaci italiani investano maggiormente nella propria formazione accademica al fine di offrire un servizio più efficiente e competente ai propri concittadini. Solo attraverso un impegno costante nell’istruzione e nell’elevazione dei titoli di studio dei leader politici si potranno raggiungere risultati sempre più positivi per il paese.

Analisi a tutto tondo: il profilo dei Sindaci d’Italia svelato

Con la sentenza numero 62/2022, la Corte costituzionale ha recentemente stabilito l’illegittimità costituzionale di alcune disposizioni normative riguardanti la composizione delle liste elettorali dei comuni con meno di 5.000 abitanti. In particolare, la Corte ha evidenziato l’inadeguatezza di tali misure nel garantire una rappresentanza equilibrata e paritaria tra i sessi.

Questa importante decisione potrebbe comportare significative modifiche al quadro normativo vigente e avere un impatto dirompente sulle prossime elezioni amministrative. Secondo un’elaborazione del Centro Studi Enti Locali, durante le ultime elezioni, ben il 47% dei comuni regionali con meno di 5mila abitanti non aveva rispettato le quote di rappresentanza femminile, un incremento rispetto al 44% dell’anno precedente.

È evidente che questa situazione rappresenta una mancanza di pluralismo e diversità all’interno degli organi comunali, mettendo a rischio la piena rappresentatività dei cittadini. È dunque auspicabile che il legislatore colga l’occasione offerta dalla sentenza della Corte costituzionale per rivedere e correggere le attuali disposizioni, al fine di garantire una reale parità di genere nella composizione delle liste elettorali e una maggiore inclusione delle donne nei processi decisionali a livello locale.

Il superamento di questa criticità rappresenta un passo fondamentale verso la costruzione di una società più equa e democratica, in cui ogni cittadino abbia la possibilità di partecipare attivamente alla vita politica del proprio comune.

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