Dele Alli racconta il suo inferno: “Ho deciso di farmi aiutare”

Il giocatore dell’Everton ha deciso di sfogarsi nel corso di un’intervista e di raccontare la sua infanzia difficile e le sue difficoltà recenti. Ecco le parole che hanno commosso tutti

Dele Alli, giocatore di 27 anni di proprietà dell’Everton, club di Premier League, durante un’intervista rilasciata al podcast di Gary Neville (ex giocatore e leggenda del Manchester United) ha deciso di sfogarsi raccontando la sua infanzia complicata e le sue difficoltà recenti che si stanno rispecchiando nella sua vita sportiva. Il calciatore, infatti, fino a qualche anno fa era considerato un vero Golden Boy, un ragazzo destinato a scrivere importanti pagine della storia del calcio, ma dopo un paio di stagioni al top si è un po’ perso, diventando, di fatto, un oggetto misterioso del calcio. Vediamo le sue parole.

L’intervista shock di Dele Alli: “Ho subito abusi a 6 anni, a 8 ho iniziato a spacciare”

Un’infanzia difficile caratterizzata da abusi, droga e violenze, la quale è sfociata oggi in una ricerca di aiuto e la decisione di farsi ricoverare in una clinica per disintossicarsi, Dele Alli, centrocampista dell’Everton, ha raccontato tutto questo per la prima volta, mettendosi a nudo in una commovente intervista concessa a Gary Neville nel podcast The Overlap.

Il giocatore ha raccontato di aver subito abusi da parte di un’amica della madre all’età di sei anni e di aver spacciato droga quando ne aveva otto. Il tutto è accaduto prima di essere adottato dalla famiglia Hickford, la quale lo ha aiutato a riprendersi in mano la propria vita.

Dele Alli in campo durante la scorsa stagione con la maglia del Besiktas
Foto | EPA/ERDEM SAHIN – 15giorni.it

Ecco le parole del centrocampista: “A sei anni sono stato molestato da un’amica di mia madre. Mia madre era un’alcolizzata. Sono stato mandato in Africa per imparare la disciplina e poi sono stato rimandato indietro. A sette anni ho iniziato a fumare, a otto ho iniziato a spacciare droga. Una persona anziana mi ha detto che non avrebbero fermato un bambino in bicicletta, quindi andavo in giro col mio pallone e sotto tenevo la droga. A undici anni sono stato anche appeso da un ponte da un uomo. Poi a 12 anni sono stato adottato. Sono stato adottato da una famiglia fantastica. Non avrei potuto chiedere persone migliori, mi hanno aiutato molto”.

Oltre a incidere sul suo carattere e a continuare a rappresentare una difficoltà, questo passato è tornato a fargli visita ultimamente, dopo aver trascorso una stagione difficile in prestito al Besiktas: “Quando sono tornato ho scoperto di aver bisogno di un’operazione. Ero in un momento molto difficile mentalmente, avevo preso l’abitudine di usare sonniferi o alcol per intorpidire quello che provavo. Non sono l’unico che lo fa, è un problema molto più diffuso di quanto non si creda”. Questa è stata l’ultima di tante situazioni difficili che lo ha portato a decidere di farsi ricoverare in una clinica privata dalla quale è uscito il mese scorso: “Anche se mascheravo quello che sentivo dentro stavo perdendo la battaglia. Quindi, sono andato lì, sono andato lì per sei settimane e l’Everton è stato fantastico, sai. Mi hanno supportato al 100% e gli sarò grato per sempre”.

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