Migranti, salta l’accordo Ue: lo stop di Polonia e Ungheria

Varsavia e Budapest dicono no alla redistribuzione obbligatoria dei migranti tra i 27 Paesi dell’Unione europea. Ucraina, il Consiglio dell’Ue conferma l’invio di armi a Kiev

A Bruxelles la discussione è andata avanti fino a notte fonda ma non è servito a trovare l’intesa tra i Ventisette sul dossier incandescente riguardante immigrazione e asilo. A pesare il veto di Polonia e Ungheria sul meccanismo della ripartizione obbligatoria.

Fedeli alla linea, Varsavia e Budapest, capofila del blocco di Visegrad, hanno detto no al Patto sull’immigrazione siglato, a maggioranza qualificata, dai ministri dell’Interno dell’Ue l’8 giugno scorso. Al Consiglio europeo, infatti, serve l’unanimità e l’opposizione dei due Paesi ha impedito l’approvazione delle conclusioni sul capito immigrazione.

Da sempre contrarie al meccanismo della redistribuzione obbligatoria, Polonia e Ungheria spingono piuttosto per “il ricollocamento e il reinsediamento su base volontaria. Una posizione che però mina alle fondamenta il concetto di solidarietà vincolante alla base del Patto sui migranti. Un punto, quello della ripartizione obbligatoria, su cui puntano da sempre i Paesi di primo approdo, in testa l’Italia.

I leader europei al consiglio dell'Ue per discutere il capitolo immigrazione
Foto ANSA/ US PALAZZO CHIGI/ FILIPPO ATTILI – 15giorni.it

Solo ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si era detta soddisfatta dei passi fatti finora dall’Ue sul fronte delle politiche  dell’immigrazione e aveva espresso fiducia sull’esito del Consiglio dell’Unione europea.

I leader europei hanno concordato di tornare a parlarne oggi, seconda giornata di lavori. Oltreché di migrazioni, si parlerà anche del dossier Tunisia inserito nel capitolo delle relazioni esterne. La sessione si occuperà anche dei rapporti con la Cina e del dossier economia.

Ucraina, confermato il sostegno dell’Unione europea

Totale convergenza, invece, sul capitolo Ucraina. I Ventisette ribadiscono il proprio sostegno a Kiev. Il Consiglio europeo ha adottato le conclusioni confermando la disponibilità dell’Ue a “fornire sostegno militare sostenibile all’Ucraina per tutto il tempo necessario, in particolare attraverso la missione di assistenza militare dell’UE e lo strumento europeo per la pace”.

Chiaro il messaggio alla Russia: “Gli Stati membri sono pronti a contribuire, insieme ai partner, ai futuri impegni di sicurezza nei confronti dell’Ucraina, ad aiutare l’Ucraina a difendersi a lungo termine, a scoraggiare gli atti di aggressione e a resistere agli sforzi di destabilizzazione”.  Con la precisazione che i Paesi membri “prenderanno rapidamente in considerazione le modalità di tale contributo”.

Dal Consiglio Ue sono arrivate anche rassicurazioni sulla volontà dei leader europei di sostenere economicamente la ricostruzione del Paese da 16 mesi in guerra. Nelle conclusioni si fa riferimento a un “un sostegno finanziario stabile, prevedibile e sostenibile all’Ucraina per gli anni a venire” ma anche alla necessità di “intensificare il proprio sostegno alle esigenze infrastrutturali più urgenti dell’Ucraina”.

Non si registrano progressi, invece, sul fronte dell’adesione di Kiev all’Unione europea. I Ventisette per ora restano vaghi e non indicano alcuna data per l’avvio dei negoziati, deludendo le aspettative del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenuto in video conferenza al summit Ue, che invece puntava al calcio di inizio entro la fine dell’anno.

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